sabato 9 agosto 2014

Mascali nell’opera “Toponimi Etnei” di Giovanni Tringali.


L’opera di Giovanni Tringali “TOPONIMI ETNEI - Alla ricerca dell’origine del nome dei coni piroclastici e delle contrade dell’Etna” fornisce un prezioso ed insolito contributo alla conoscenza dell’Etna.
L’autore prende in esame i nomi dei crateri e delle contrade del vulcano risalendo al significato originario, spesso travisato da una non perfetta traduzione in italiano degli antichi termini dialettali operata dai cartografi dell’Istituto Geografico Militare Italiano di Firenze o da studiosi stranieri.


In questo modo diventano nuovamente comprensibili quei nomi che gli abitanti dell’Etna avevano tramandato oralmente per secoli e che erano nati da precisi riferimenti alle caratteristiche del territorio (colore delle vulcaniti, numero dei coni formatisi nella stessa eruzione, centri abitati vicini, morfologia dei coni piroclastici, fauna, caratteristiche della vegetazione, Santi, ricorrenze religiose, vulcanologi o a importanti personaggi.
Così Munti Arbanu (pioppo tremulo) è diventato Monte Albano, Munti di Cirasi (ciliegie) è stato trasformato in Monte Gervasi, Munti Ruulu (rovere) in Monte Ruvolo, Munticittu (piccolo monte) in Monte Egitto, Pizzi di Rineri (sabbioni) in Pizzi Deneri, Punta ca lucìa (Punta che luccica) è stato storpiato in Punta Lucia, e cosi via.

Hornitos del 1928.

Numerosi i riferimenti al territorio di Mascali che, non solo rientra a pieno titolo nel Parco Regionale dell’Etna ma è stato anche protagonista di alcune delle più importanti e a volte distruttive eruzioni degli ultimi secoli. 
L' autore descrive gli Hornitos del 1928, spiega il significato di Montargano (Muntarianu, “monte dell’origano”), delle Sciare di Scorciavacca (da scorciare ovvero ferire il bestiame a causa della morfologia della lava), della Ripa di Piscio (per la presenza di un rigagnolo d’acqua stagionale), di Ripe della Naca (per una zona depressa simile ad una naca ovvero una culla).

Mascali vista da Montargano.

Arricchisce l’opera la pianta dell’antica città di Mascali prima dell’eruzione del 1928, realizzata dall’Associazione Culturale "Mascali 1928" (autori: Vera Ardita e Giusi Stagnitta) e rielaborata da Santo Scalia.



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